venerdì, gennaio 27, 2006

Vendite di vino: Gdo in crescita, pare, a volume. Ma è davvero interessante?

Secondo i dati forniti da Iri Infoscan, e pubblicati sul sito del Vinitaly, le vendite a volume nella grande distribuzione organizzata contano nel 2005 per oltre il 62% del mercato italiano, pari a oltre 5 milioni di ettolitri. Se a queste si aggiungono le vendite dei discount, si arriva al 75,4%. Putroppo, anche se nel comunicato stampa del Vinitaly si parla di crescita, non ho trovato nessun dato in merito alla crescita percentuale, cosa che è riuscita a depistare pure l'agenzia AGI dove si parlava di 62% di crescita... :)
62% sarà pure una bella percentuale, ma bisogna fare una bella distinzione con le quote a valore - non fornite nello specifico per la Gdo, ma solo per il canale enoteche, che raggiunge secondo la stessa fonte, il 6,5% a volume contro un ben più alto 16,5% a valore. Questa discrepanza tra quote a valore e a volume non è assolutamente una sorpresa, tanto più che i prezzi medi a bottiglia nella Gdo sono in diminuzione, passando dai 3 euro del 2004 ai 2,85 euro del 2005; al tempo stesso è chiaro a tutti che la ristoranzione e l'enoteca puntano a una distribuzione minore ma di prodotti più selezionati e quindi a prezzi più elevati (lasciamo stare qui il discorso dei ricarichi eccessivi). E' per questo che secondo me, dare solo le quote a volume e non a valore, non ha molto senso, tanto meno se non si fornisce un raffronto rispetto all'anno precedente.
A rigor di cronaca, anche se i dati non si possono certo confrontare in quanto calcolati diversamente, per rendersi comunque conto del rapporto tra quote a valore e volume, nel 2001, secondo elaborazioni di Nomisma in Italia il canale retail (che presumibilmente qui includeva anche le enoteche) contava per il 68,1%, quello horeca per il restante 31,9%. Ben diverso, il rapporto nelle vendite a valore, che attribuiva a entrambi il 50%.

Fonte AGI/Vinitaly
Foto di Jerry Holtaway

domenica, gennaio 15, 2006

Quebec: battibecchi sulle importazioni di vini

Traduco la notizia apparsa su Vitisphere.
Strano caso in Quebec dove la SAQ, il monopolio di stato per i vini e i superalcolici è accusato di aver invitato diversi suoi fornitori europei che fatturano in euro ad aumentare i loro prezzi all’ingrosso alfine di evitare un abbassamento dei prezzi al dettaglio dei loro prodotti.
In effetti un abbassamento dei prezzi provocato dall’aggiustamento del tasso di cambio con l’euro avrebbe una ripercussione sul giro d’affari della SAQ. Il caso, rivelato dal giornale del Quebec La Presse Affaires, ha fatto sussultare l’Associazione del Quebec degli agenti di vini, birre e superalcolici (AQAVBS), agenti che sono normalmente l’interfaccia tra i fornitori e la SAQ. Il presidente dell’associazione, Yves Michaud, ha reagito con comunicazione inviata al PDG [Presidente –Direttore Generale ndr] della SAQ: “Siamo stati informati che la SAQ ha adottato delle pratiche nei confronti dei fornitori ingiungendo questi ultimi ad alzare i lori prezzi all’origine. In diversi casi la SAQ avrebbe sollecitato alcuni suoi capi a un ribasso del 2,5% a suo beneficio in contropartita dell’aumento dei prezzi. Il consiglio mi ha pregato di comunicarvi che simili pratiche da una società dello Stato sono contrarie all’interesse pubblico e a quelli dei consumatori.”
Inoltre, il consiglio si interroga sulla legalità della procedura verbale adottata dalla SAQ con i fornitori in riferimento all’Ufficio federale della concorrenza (fissazione dei prezzi) e alle disposizioni del codice civile in materia commerciale.
Dal suo canto la SAQ afferma di non aver domandato questo aumento dei prezzi, come potrà essere confermato da alcuni fornitori... che hanno preferito mantenere l’anonimato.

Alcuni dati (fonte ICE su elaborazione dati ISTAT)
Il Canada è il quinto mercato di sbocco per le esportazioni dei vini italiani dietro a Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Svizzera. Le esportazioni, a valore, nel periodo gennaio-settembre 2005 erano pari a 111.699 migliaia di euro.

Nella foto una veduta di Montreal di Bryan Scott

lunedì, gennaio 09, 2006

33 trentini volarono a New York

La notizia dell’esportazione negli US delle etichette più rappresentative dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige mi ha fatto tornare in mente il vecchio scioglilingua che cominciava con “33 trentini...”.
Dal primo gennaio le etichette più rappresentative dell’Istituto Agrario, vengono infatti distribuite negli Stati Uniti dalla Vias, società di export guidata dal trentino Fabrizio Pedrolli, già distributrice dei vini di aziende come Planeta e Romano Dal Forno.
New York, Florida, California e Illinois i primi stati a essere coperti anche se, sia ben chiaro, non è nelle intenzioni dell’Istituto puntare ai grossi numeri.

L’obiettivo
Niente di spiccatamente commerciale nei progetti dell’Istituto Agrario. Il direttore generale Alessandro Dini ha infatti dichiarato che “non è nella nostra mission la competizione commerciale ma intendiamo essere presenti in un circuito di ristoranti di grande qualità per rafforzare la nostra immagine".

In cifre
8.000 bottiglie e tre etichette, per questo primo anno: Castel San Michele Rosso, Pinot Bianco e Prepositura. L’intenzione è di ampliare già nel 2007 il portafoglio prodotti destinato all’export.
L’Istituto Agrario conta su una produzione di 200 mila bottiglie l’anno, di cui il 30% è destinato all’esportazione (in Austria, Germania e Inghilterra)e un altro 30% viene commercializzato nello stesso Trentino.
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